domenica 26 novembre 2017

Le dee e gli dei dell'antica Europa, di Marija Gimbutas

Questo studio, originale, innovatore e molto documentato, determinò la notorietà della sua autrice, Marija Gimbutas, archeologa lituana rifugiata negli Stati Uniti alla fine degli anni Quaranta del Novecento.  Marija Gimbutas, infatti, tra il 1967 e il 1980 diresse numerosi scavi relativi allo studio del neolitico nell'Europa sud-orientale, durante i quali fu scoperta una gran quantità di manufatti artistici e di uso quotidiano risalenti a un periodo precedente a quello che si riteneva allora l'inizio del neolitico. La civiltà europea, fiorita tra il 6.500 e il 3.500 a. C., affermò la Gimbutas, non fu un riflesso delle culture orientali coeve, ma, in modo del tutto originale, elaborò un proprio immaginario mitico completo. L'archeologa evidenziò, attraverso lo studio dei ritrovamenti, un'Europa antica dal carattere pacifico, dalla struttura sociale egualitaria nella quale era fondamentale l'importanza del ruolo femminile. Una cultura matriarcale testimoniata dall'abbondanza di statuine antropomorfe femminili e dalla scarsità di sculture a soggetto maschile e guerresco suggerisce infatti l'importanza e la preminenza del ruolo delle donne all'interno di queste comunità preistoriche.
La prima stesura del libro, inizialmente intitolato Gli dei e le dee dell'antica Europa, risaliva al 1974. Successivamente si rese disponibile molto nuovo materiale, raccolto in questa successiva edizione nella quale il titolo è stato modificato anteponendo "le dee" agli "dei", in modo da ottenere la percezione immediata dei caratteri di questa cultura matrilineare, sedentaria, agricola e pacifica, molto diversa dalla successiva proto europea, a noi più nota, che era patriarcale, nomade e pastorale nonché orientata in senso bellico.

Il saggio comprende dieci capitoli, ampiamente illustrati, che trattano i seguenti argomenti: Definizione di "Civiltà dell'antica Europa"; Sculture; Costumi rituali; La Maschera; Luoghi di culto e ruolo delle statuine; Immagini cosmogoniche e cosmologiche; Le signore delle acque: dea serpente e dea uccello; La grande dea di vita, morte e rinascita; La dea gravida della vegetazione; Il dio dell'anno. Nell'ultimo capitolo, "Il bimbo divino", si tratta del ciclo del dio dell'anno, che inizia con la nascita del fanciullo divino, che rappresenta qui il risveglio dello spirito neonato della vegetazione e che ci riporta al mito greco di Erittonio e poi al fanciullo virgiliano destinato a portare nel mondo l'età dell'oro e poi, su su, fino al nostro bambino Gesù di Natale. Un inno risalente al secondo o terzo secolo a. C. e ritrovato su una stele di pietra a Creta ci trasmette suggestioni e similitudini profonde:
" [...] le nutrici protettrici ti hanno preso, bambino immortale, togliendoti a Rea [...] e sono andate a nasconderti. Ti saluto, grande Kouros (fanciullo). Balza per noi affinché gli orci siano pieni e affinché le greggi siano villose e affinché i frutteti e le arnie possano moltiplicarsi..."
I concetti mitici dell'antica Europa sono dunque sopravvissuti fino a noi, in un substrato dello spirito che, silenzioso e nascosto, non cessa di arricchire la psiche contemporanea.

Marija Gimbutas, Le dee e gli dei dell'antica Europa, traduzione e cura di Mariagrazia Pelaia, Stampa Alternativa 2016

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